LA TROTA AI TEMPI DI ZORRO

Il primo capitolo della nuova edizione del mio primo romanzo, in libreria per i tipi di Bottega Errante

Michele Marziani
3 min readFeb 6, 2023

Avere un doppio cognome a volte è peggio che portare gli occhiali. Ecco i due crucci principali della vita di Stefano Baldazzi Morra. Il cognome e gli occhiali. Il cognome perché da bambini è già difficile averne uno di cognome, figuriamoci due, con maestra, supplenti, direttore e poi professori e presidi sempre ad interrogarlo sull’esatta posizione di Morra e Baldazzi. Sei un Baldazzi Morra o un Morra Baldazzi?

Quanto avrebbe voluto essere un semplice Rossi o un anonimo Bianchi.

Stefano Baldazzi Morra è nato il sette dicembre del millenovecentosessantadue a Laigueglia, sulla Riviera di Ponente. Ed è lì che ha sempre vissuto, tra la spiaggia, la vecchia cittadina di pescatori e gli stabilimenti balneari per turisti sempre più stagionati.

Papà e mamma a Laigueglia c’erano andati per il mare, perché a Emilia, sua madre, il mare scorreva nel cuore. Lei in fondo c’era nata sul mare, ma su un altro mare, da tutt’altra parte: a Trieste.

Con papà si erano conosciuti all’università, a Milano. Papà era nato pure lui a Laigueglia, ma la sua famiglia veniva dal Piemonte, quello vero. Precisamente i Baldazzi Morra, badava a dire sempre, venivano dalle colline del Roero, da Priocca d’Alba. Papà però, era nato in Liguria ed era cresciuto in un altro Piemonte, dove già si parla lombardo, a Gozzano, sul piccolo lago d’Orta. A papà del mare non importava nulla, ma gli importava della mamma. Ecco allora che laureati di corsa, presa la prima supplenza ad Albenga, si trasferiscono al mare armi, bagagli e pancione della mamma. Già, stavo arrivando io.

Il doppio cognome insomma me lo sono beccato perché è quello di papà. Quanto agli occhiali non so bene a chi li devo perché sia papà sia mamma li ho visti sempre con gli occhiali inforcati. Addirittura papà ne ha tre o quattro diversi, per leggere, scrivere, guardare lontano, vicino e guidare la macchina. Così a quattro anni sono stati la mia prima eredità: sono ipermetrope astigmatico (quasi un doppio cognome e come un doppio cognome non so mai se va prima ipermetrope o astigmatico). Beh, gli occhiali sono una sorta di calamità capace di attirare le battute e gli sghignazzi di tutti i miei compagni di scuola.

Ma dai, dice papà, chi vuoi che negli anni Settanta faccia più caso agli occhiali?

Orde di bambini, papà. Almeno alla mia scuola. Forse è anche per gli occhiali che mi è piaciuta l’idea di andare a vivere a Gozzano. Spero che lì ci facciano meno caso.

E poi Gozzano l’ho vista. Siamo andati a farci un giro per cercare casa. È un posto bellissimo, non c’è l’umido del mare, dice papà. Ci sono invece boschi e sentieri nei boschi e castagneti e il lago e i cavalli che sono degli Zucca, quelli che fanno il rabarbaro. E poi c’è un torrente, alberi di robinia dappertutto, da lontano si vedono le montagne, quelle importanti, le Alpi. È un posto dove staremo bene, me lo sento.

Tratto da La trota ai tempi di Zorro, Bottega Errante Edizioni.

--

--

Michele Marziani

Leggo. Scrivo. Viaggio. Narratore, autore di romanzi. Editor. Conduttore di laboratori di narrativa. Writing coach. www.michelemarziani.org